sabato 4 settembre 2010

Altri ricordi di gioventù: la casa di Gigetto

Visto il successo dei post precedenti riguardanti gli anni ’80 (quando quelli della mia generazione avevano vent’anni) ecco qualche altro ricordo.
Il luogo d’incontro della nostra comitiva di quel periodo era la casa di “Gigetto”. Il pian terreno della casa (una villetta a due piani) era a nostra disposizione. Ricordo, in particolare, il periodo delle feste natalizie. Alfredo (gigetto) da ottimo padrone di casa, ci ospitava di buon grado. Il nome Gigetto era un’eredità paterna, visto che il papà di Alfredo era il mitico Luigi Fiorini (detto appunto Gigetto). Molti isernini lo ricorderanno in quanto proprietario dell’altrettanto notissimo bar della stazione.
Durante le fredde serate di fine anno ci riunivamo, quindi, in questa casa. Era il periodo del “risiko” rinomato gioco di società. Trascorrevamo molte ore intorno ad un tavolo tra carri armati, carte, dadi e territori da conquistare. Ricordo nomi e anche qualche soprannome. Oltre al sottoscritto (lo sbirro) ed il padrone di casa, Alfredo (detto Gigetto), c’erano: Walter (detto Cinzia), Marino (detto Jody), Enrico (detto Mazzariell), Gianni (detto Passero) e molti altri. Altro pezzo forte era l’impianto stereo di Alfredo. La musica di sottofondo era un elemento irrinunciabile. No so come facesse Alfredo, ma aveva sempre le novità, a volte ancor prima delle radio. Sicuramente c’era lo zampino di Gigetto senior che coccolava il figlio in modo esagerato. Era lui ad occuparsi del suo abbigliamento, dei profumi, degli accessori e probabilmente anche della musica. Appena usciva qualcosa di nuovo il primo ad acquistarlo, per il figlio, era Gigetto. Insomma un padre invidiabile.
Anche con noi era gentilissimo e, molto spesso, ci invitava a cena. Gli piaceva ascoltare le nostre chiacchiere, i nostri racconti e non smetteva mai di fare domande, voleva essere aggiornato su tutto, senza però, essere invadente. Ci salutava sempre con un discreto “Stetv attient”.
La mia mitica 125 special era parcheggiata davanti casa. Era lì che la musica continuava a riempirci la vita. L’impianto stereo della FIAT 125 era il prolungamento dell’impianto stereo della casa di Alfredo. Buone parte delle musicassette ascoltate in macchina erano opera sua.
Quando entrava in macchina, la prima cosa che faceva era quella di alzare il volume e, appena dopo, seguiva, con tutto il corpo, il ritmo della musica. Praticamente ballava da seduto. Ricordo un giorno, per la strada di Longano (vicino Isernia), in una curva, sfiorammo l’erba bagnata e la mitica 125 ci fece finire, in un lampo, in una cunetta molto ampia e fortunatamente ricoperta d’erba. Infatti come entrammo così uscimmo, tipo montagne russe. Ripensando all’espressione di Alfredo in quel frangente ancora rido da solo. In pratica, per lo spavento, era sparito da sopra il sedile. Aveva gli occhi spalancati, le braccia puntellate tra lo sportello ed il cambio e se ne stava raggomitolato a terra quasi sotto il sedile. Io, che ridevo a crepapelle, volevo chiedergli se si fosse spaventato ma non ce ne fu bisogno perché in attimo si tirò su e disse “affanculo sbirro!”.

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