lunedì 16 agosto 2010

Ciao Lelio!

In questi giorni a Frosolone c’è tanta gente in giro. Più del solito. Sono giorni in cui è impossibile starsene rinchiusi in casa. Il paese è vivo come fosse una grande città. Grande movimento, grande fermento, quasi caos. Bar, alberghi, ristoranti, pub, pizzerie, negozi e quant’altro fanno il pienone.

La macchina Amministrativa sembra reggere bene, altrettanto la nuova gestione Pro-loco.

Insomma tutto va bene. Certo si può sempre far meglio ma questo vale per chiunque. Lo dico in particolare per me stesso. Perché quando vado in giro per il paese, ogni tanto, avverto la stessa sensazione che mi assale quando devo partire per un lungo viaggio, quando vengo preso dall’ansia di dimenticare qualcosa di importante. Una sensazione di inquietudine, come se mi mancasse qualcosa. Sono due anni che va avanti questa storia.

Da quando una persona cara ci ha lasciato.

Una persona che, nel mese di agosto, vedevo tutti i giorni, a tutte le ore fino a notte fonda. Una persona che mi manca da morire. Uno dei pochi motivi per uscire di casa con la certezza di incontrarlo e farsi massacrare le orecchie.

Un ineguagliabile logorroico di cui non si poteva fare a meno.

Dopo un’ora con Lelio avevo bisogno di due giorni per assimilare e digerire tutto quello che mi raccontava. Nessun altro chiacchierone al mondo potrei sopportare a parte Lelio.

I suoi modi, la sua calma, ed il suo innato carisma erano ineguagliabili. A lui si poteva perdonare di tutto. Mi commuovo spesso, sarà l’età. Ma non c’è angolo di questo paese che non mi ricordi la camminata e il portamento di Lelio. Non c’è angolo dove non mi abbia dato la solita pacca sulla spalla. Mi mancano le sue occhiate, da lontano, dopo un comizio, un incontro importante, un’intervista. Una cosa tra me e lui. Uno sguardo di conferma, fatto di stima e di affetto reciproco.

Ricordo una cena a casa mia, arrivò in ritardo, come al solito. Si sedette. Davanti a lui una tavolata esagerata di prelibatezze. Con la solita calma mi fece un segno. Mi avvicinai. “Che c’è Lelio?” .. “per me due verdurine, grazie!” mi disse.

Mi mancano tante altre cose di Lelio … da quell’11 gennaio 2008.

Dopo un anno preciso, lo stesso giorno, morì mio padre.

Stranezze della vita!

venerdì 13 agosto 2010

Atmosfere estive ... a Frosolone!

La XV edizione della Mostra Mercato Nazionale di Forbici Coltelli è, ormai, uno degli appuntamenti imperdibili dell’agosto frosolonese. Dal 12 al 16 agosto, il centro storico, si rianima.

In ogni angolo di Via Garibaldi si respira un’aria diversa, fatta di luci soffuse, di profumi diversi, di un vociare discreto. Ogni vicoletto ha il proprio odore, i propri colori, la propria atmosfera. Un frosolonese lo riconoscerebbe anche ad occhi chiusi. Sfumature che bisogna saper cogliere.

E’ un piacere, le sere d’agosto, passeggiare per il centro storico. Per la verità io lo faccio anche d’inverno, da solo, nel silenzio più assoluto. Lo preferisco al passeggio verso la “strada di sopra” quella che porta verso Isernia. Anche se ora è in po’ più illuminata, continua a non piacermi. Non c’è niente da osservare, da guardare, niente su cui potersi soffermare. Solo l’asfalto, le cunette, le auto che passano veloci e qualche nuova costruzione che non mi dice nulla. Preferisco i vicoletti, le case e le mura antiche, il selciato, i sampietrini. Pezzi di storia.

Ho un desiderio. Forte. Quello di vedere realizzato tutto quello che abbiamo sognato insieme a Lelio. Per Frosolone, per i frosolonesi, per i nostri figli.

sabato 7 agosto 2010

Figli delle stelle

Chiuhuahua non è solo il nome di un cane di piccola taglia, è anche il nome di uno dei primi locali isernini di metà anni ’70, un incrocio tra discoteca e dark-room. Un locale buio e umido dove quelli della mia generazione hanno iniziato a muovere i primi passi, è il caso di dire!

Le serate iniziavano sempre con un pezzo lunghissimo e bellissimo dei Pink Floyd “Shine On You Crazy Diamond” tanto per creare l’atmosfera. Era una specie di sigla, un rituale che si ripeteva puntualmente tutti i sabato sera, una sorta di aperitivo musicale di preparazione alla grande abbuffata di disco-music che seguiva. Un brano su tutti, tra i più ballati, “Gimme some” di Jimmy Bo Horne che si ballava anche in coppia, come degli indemoniati, dandosi dei colpetti col bacino.

Il locale si trovava nei pressi dell’ospedale, in Via S. Ippollito. Dopo un po’ di anni cambiò gestione e divenne “La porta rossa”, un mix tra discoteca, pub e pizzeria.

Il Chiuhuahua è stato la nostra palestra, il Kristal il campo da gioco.

Noi del ’60 abbiamo festeggiato il 18° anno di età nell’anno in cui veniva rapito e poi ucciso Aldo Moro insieme agli uomini della sua scorta. L’anno in cui il Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, fu costretto a dimettersi per uno scandalo di palazzo. L’anno in cui l’economia italiana non stava vivendo il periodo migliore. L’anno in cui morì Paolo VI. Insomma non c’era molto da festeggiare, infatti, qualcuno di noi ancora non si è ripreso del tutto. Fortunatamente però fu anche l’anno in cui venne eletto papa il grande Karol Woytila e Presidente della Repubblica l’indimenticabile Sandro Pertini, il Presidente partigiano!

Ma molti lo ricorderanno come l’anno della “febbre del sabato sera” o l’anno del “Travoltismo”. C’era voglia di dimenticare, voglia di divertirsi, voglia di ballare fino allo sfinimento … voglia di libertà!.

Quello fu anche l’anno in cui cominciammo a sentir parlare di marijuana, simbolo dello sballo. Se non provavi eri uno sfigato. Fortunatamente la maggior parte di noi diciottenni capì subito che quella strada non portava da nessuna da parte. Capimmo che nella vita era meglio avere altri interessi. Come quello per la musica e per lo sport. Passioni da coltivare e da condividere con altri “figli delle stelle” come noi.

venerdì 6 agosto 2010

Kristal club

Il Kristal era una discoteca isernina di fine anni ’70, inizio anni ’80. La particolarità di questo locale era che, oltre al sabato sera, apriva quando a scuola si scioperava oppure quando c’era qualche manifestazione studentesca. Apriva apposta per noi studenti. Per cui, verso le dieci di mattina, ci si ritrovava tutti a ballare almeno fino a ora di pranzo, 50% lenti e 50% disco-music. Se avevi intenzione di provarci con qualche ragazza quella era l’occasione d’oro. Momenti indimenticabili. I brani più gettonati: Bee Gees (How deep is your love) e Chicago (Hard to say I’m sorry). Il momento dei “lenti” era atteso con ansia. Si puntava la “preda” e in modo fulmineo, per non farsi anticipare da qualcun altro, si poneva la fatidica domanda “ti va di ballare?”

I rifiuti, per la verità, erano rari. Siamo cresciuti così, tra discoteca, radio, musicassette, cinema e poca TV.

Solo agli inizi degli anni ’80 con la nascita di Canale 5 e, successivamente, Italia,1 iniziammo a seguire la musica anche in TV perché proprio in quegli anni nascevano le prime trasmissioni musicali, i primi videoclip, l’epoca dei Duran Duran e degli Spandau Ballet!.

Oggi ci si scambia musica in formato MP3 attraverso la posta elettronica e si comunica 24 ore su 24 attraverso Facebook, Messenger e cellulari. Negli anni ’80 ci scambiavamo musicassette con tanto di dedica sull’etichetta … guardandoci negli occhi. Per comunicare bisognava trovare un gettone telefonico ed una cabina libera … e funzionante! Tutto più complicato ma così maledettamente poetico.

giovedì 5 agosto 2010

LA NOIA, QUESTA SCONOSCIUTA!

Cari ragazzi,
(del muretto, del bar Moonlight e del Centro scommesse Las Vegas) che bivaccate quotidianamente in questi posti tra fumo, birra e partitelle a biliardino, a Voi che mi fate tanta tristezza, voglio raccontare qualche cosa dei vent’anni di quelli della mia generazione riferendomi, in particolare, al periodo estivo, il periodo delle vacanze, in modo che possiate farvi venire qualche idea al posto di bighellonare nei bar e cercare di essere meno depressi.

Potrei intitolare questo articolo “La noia, questa sconosciuta!”

A 18 anni, oggi come allora, sai benissimo che senza macchina non puoi sopravvivere. Non pensi ad altro. La patente di guida è il primo pensiero per un diciottenne. Sai che d'ora in poi, almeno per una decina d'anni, quella sarà la tua "casa" in tutto e per tutto. Nel 1978 però non era proprio così facile come lo è, fortunatamente, oggi possedere un’automobile, anche di "terza mano". Comunque, bene o male, quasi tutti, siamo riusciti ad averne una. Nella foto la mia mitica FIAT 125 Special, il massimo per l'epoca! La portavo al lavaggio ogni sabato pomeriggio! Ricordo che montai uno stereo che valeva più dell'automobile. Indispensabile! Senza musica non si camminava.

Le sere d'estate si compravano le angurie e via per prati e campagne, oppure all’acqua sulfurea (zona di Isernia) parcheggiati sul piazzale con lo stereo dell’auto a tutto volume. Altro che discoteca all'aperto! Questo accadeva dal tardo pomeriggio fino a verso mezzanotte. Non c’era bisogno, come si fa adesso, di uscire all’una di notte. Per quell’ora eravamo quasi tutti a casa, soddisfatti e felici.

Il giorno successivo ci si organizzava o per il mare (solitamente Gaeta - Formia - Sperlonga) o per la piscina (solitamente Venafro, hotel Vittoria). Creme solari non ne abbiamo mai viste. Se dopo un paio di giorni non ti spellavi come un serpente non eri normale!

Avevano diversi punti di ritrovo. Uno di questi, ancora in esercizio, è il noto Pub isernino "Franz’s Pub", il primo, inaugurato da quelli della nostra generazione. Lì sono nate tante storie, tanti amori, tanti casini. Per chi l'ha vissuto negli anni '80, l'atmosfera, la musica, i profumi di quel posto, rimangono ricordi indelebili.

Molti pomeriggi si trascorrevano a registrare le audiocassette, in particolare per lo stereo dell’automobile. C’era la casseta “soft” per l’acchiappaggio (quando si usciva con le ragazze)
e la cassetta “disco” da ascoltare a tutto volume con gli amici. C’era anche la cassetta di nicchia, quella da ascoltare con pochi selezionatissimi amici, cultori della materia (si ascoltava Joe Jackson, Prefab Sprout, Style Council , tanto per citarne alcuni). E poi c’era la radio. La radio privata o “radio libera”, come si chiamava allora.

L’esperienza di fare radio è impareggiabile sotto diversi profili. Un vero centro culturale di aggregazione sociale. Un punto di riferimento, dove incontrarsi, programmare, discutere, costruire palinsesti, inventarsi programmi, dirette, feste, veglioni e quant’altro. La radio, inoltre, attirava le ragazze come il miele attira le mosche. Un vero paradiso. Certo non c’era tempo per annoiarsi o per stare seduti davanti ad un bar.

Siamo la generazione della disco-music, della febbre del sabato sera! Il fine settimana si andava in discoteca a Vasto marina (dopo aver fatto la colletta per la "benza"). Chi guidava sapeva benissimo che la bottiglia di birra non poteva guardarla nemmeno da lontano. Aveva la responsabilità di riaccompagnare tutti gli altri a casa. Non avevamo bisogno di spot televisivi per capire questo. Mai avuto incidenti.

La pallacanestro è stato il nostro sport preferito, seguito subito dopo dal body-building. In palestra ci massacravamo. Come terzo sport, alcuni di noi, si diedero all’aerobica, tipico sport femminile, ed il motivo era proprio questo. Agli allenamenti, gli ultimi in fondo eravamo noi, capito perché?

La nostra droga, quindi, è stata la musica e lo sport (ovviamente dopo l'interesse per il gentil sesso!) La musica, lo sport e le belle ragazze ci riempivano la vita. Non avevamo bisogno di nient’altro per essere felici. Problemi ne avevamo, è chiaro, di tutti i tipi, così come ne hanno i giovani d’oggi (magari un tantino diversi), ma a nessuno mai è venuto in mente di rifugiarsi oziosamente nelle droghe o nell’alcool. Troppo da vigliacchi.

Non so dire se essere della nostra generazione è meglio o peggio rispetto alle nuove generazioni, può anche darsi che i ragazzi di oggi siano più intelligenti e più scaltri rispetto a noi, anzi lo sono sicuramente, e magari leggendo queste righe si faranno anche qualche compassionevole risatina, ma una cosa è certa, noi siamo stati felici e questo basta.

lunedì 2 agosto 2010

Invasione di turisti per il 1° agosto frosolonese.

Feliciano Piscitelli, uno che, più di tutti, rappresenta il vero “spirito carrista” del 1° agosto frosolonese, quest’anno ce l’ha fatta! L’eterno secondo (così era ormai soprannominato dagli “amici”) ieri, finalmente, si è preso la soddisfazione di alzare il trofeo più prestigioso. Un primo posto meritatissimo con il carro “N’copp alla loggia d l p’zzient aspttann l curtlliar” (sulla loggia dei pezzenti aspettando i coltellinai) – ovvero l’attesa delle donne frosolonesi di un tempo quando, da questo punto alto del paese (la loggia dei pezzenti) aspettavano, con ansia, il ritorno, dai vari paesi vicini, dei mariti coltellinai, dove si erano recati per vendere il frutto del loro lavoro, con la speranza di ricevere qualche soldo per sfamare la famiglia.

Quest’anno, l’affluenza di turisti a Frosolone per questo evento, è stata da record. Dopo la sfilata, immancabili, baccalà e peperoni fritti. Bravi tutti, ma, un particolare plauso, va al nuovo presidente della Pro-loco, Michele Colavecchio che ha saputo gestire una macchina complessa come quella della sfilata dei carri del 1° agosto in modo esemplare.

Bravissimi tutti i ragazzi che hanno costruito i carri, ormai delle vere e proprie opere d’arte. Senza di loro, senza il loro impegno ed i loro sacrifici tutto questo non sarebbe possibile.

Complimenti a tutti quelli che hanno trascorso la notte in bianco per poter terminare il proprio carro. Complimenti a tutti quelli che, nonostante vivano prevalentemente fuori sede per motivi di studio, continuano a tornare a Frosolone con lo stesso “spirito carrista” e con la stessa passione legata alle proprie origini, un senso di appartenenza che nessuno mai potrà cancellare dal loro DNA.